Dal testo di Valentino Ronchi

Sexy sedie, sexy sedie… Eccoci di fronte a un tentativo ultimo di rinnovare per l’ennesima volta il senso di qualcosa, spacciandolo per nuovo! Forse in questa mostra si vuol dire che questa meccanica – trovare nuovi significati andandoli a ripescare dal fondo del lago – è la meccanica del nostro stare al mondo? Lodevole intento, però non c’era bisogno di sbandierarlo in un qualche dentro o fuori salone. Oppure, sul serio ci si vuol convincere che le sedie sono sexy? Ma cosa ci vogliamo inventare ancora? E si portano autorevoli nomi a supporto della tesi, scomodando Isabella Lobkowicz, Maurizio Minoggio, Guido Scarabottolo, gente di tutto rispetto, almeno così credevo, che si presta a questo discutibile intento similculturale. Stiamo rischiando il fondo (o raschiando, come si dice?). Sarebbe questo il design? Dobbiamo per forza vedere qualcosa in qualcos’altro solo perché qualcun altro sta ammiccando al fatto che ci sia lì dentro nascosto? E ammicca e riammicca, con quel fare losco proprio di chi sta ammiccando, come una nonna che dice una bugia davanti ai tuoi genitori, del tipo che non ti ha comprato il gelato, ma in realtà, tanto che ammicca, sta rivelando il contrario – non so se mi spiego. […]

 

comunicato stampa

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