«Io devo dipingere il luogo che preferisco, dipingere non è che un’altra parola per dire amare».
Questa frase del pittore inglese John Constable è la scintilla all’origine delle Variazioni su un tema di paesaggio. Il progetto nasce dalla necessità di recuperare alle emozioni il guardare al paesaggio, l’immergersi nella natura, e dipingere ricreando il paesaggio con la realtà dell’immaginazione, con l’incertezza della luce e della materia, con la memoria involontaria e provandone un sentimento diretto.
Da qui l’esigenza di scegliere di fare delle variazioni su tema e rifiutare a priori la singolarità dell’immagine. Da uno stato di coscienza in cui è ancora possibile descrivere esattamente la realtà alla scelta di una procedura in cui convergono casualità e imprevedibilità, la metamorfosi continua, la probabilità dell’immagine.
Il tema della Variazioni è dipingere il paesaggio e ogni Variazione è composta da tante tele dipinte facendo gli stessi gesti, passando incessantemente dall’una all’altra.
La scelta di non disegnare intenzionalmente e la povertà dei mezzi pittorici non consente il controllo volontario dell’immagine. Costruire il dipinto con il colore che si ferma sui rilievi della tela, solo con pennellate orizzontali e verticali, dipingere a velature magre, creando profondità nella luce e una indefinitezza dei contorni fino all’apparizione in cui si può riconoscere il tema: un paesaggio.
«Ne riconoscevo la forma, la disposizione. La linea che essi disegnavano sembrava ricalcata su qualche misterioso disegno amato che tremava nel mio cuore» (Marcel Proust)
Lena Salvatori