Prima mostra a Milano di Matteo Giuntini, artista livornese. I fischi e botta e i topi matti, appunto, a Livorno sono i fuochi d’artificio e i petardi. Piccole formelle, valigie-scatole dipinte dentro e fuori, a volte animate, grandi tele e teloni, raccontano un immaginario contemporaneo legato però alle tradizioni che Giuntini ama e reinterpreta in modo assolutamente personale. Il suo mondo è popolato di eroi: Mandrake, la Donna Cannone, Superman, l’uomo con i baffi a manubrio che solleva pesi, il boxeur impavido. A questi Giuntini toglie ogni patina di eroismo, li spoglia della retorica e li trasforma in colorate silhouettes con cui gioca come si gioca con le figurine, in un mondo circense, annunciato da spavalde insegne liberty-texane. Nei lavori di Giuntini, oltre ad un’anima certamente pop, c’è tanta ironia, malinconia, stupore, memoria, sogno: la vita, insomma. Un lungo racconto illustrato con colori forti, linee nette di contorno, intreccio di personaggi, che trova la sua massima espressione in una parete, fitta di oltre duecento formelle, come tanti ex-voto luminosi e colorati, tracce e impronte di un immaginario sospeso tra passato e futuro.