Margherita Lazzati
“Il porto che non c’è”                                                   

a cura di Galleria l’Affiche  
presentazione di Jean Blanchaert


la mostra nasce nell’ambito di Progetto Metamorfosi 
ideato e realizzato da Casa dello Spirito e delle Arti
presso Fondazione Ambrosianeum 
via delle Ore 3, Milano – 18-23 novembre 2024
martedì – sabato  dalle 11 alle 20


Metamorfosi è un progetto della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti che prevede la trasformazione delle barche dei migranti approdate a Lampedusa in strumenti musicali, presso il laboratorio /liuteria del carcere di Opera a Milano.
Tre fotografi, Barbara Cardini, Leandro Ianniello e Margherita Lazzati hanno documentato con le loro fotografie questa straordinaria storia di trasformazione di un legno destinato alla rottamazione che, attraverso il lavoro di maestri liutai e persone detenute, diventa musica e testimonianza di un dramma contemporaneo che vede il Mediterraneo non più come luogo d’incontro di culture ma come il più grande cimitero d’Europa. La sensibilità dei tre fotografi dunque rende onore a questa metamorfosi e lo “scatto” restituisce allo “scarto” bellezza e armonia.

 

Dalla presentazione di Jean Blanchaert alla mostra Il porto che non c’è

[…] Nelle fotografie di Margherita Lazzati, queste barche che hanno una loro personalità sembrano attrici di un film drammatico. Il titolo della mostra di Margherita è Il porto che non c’è. Lei stessa si stupisce nel vedere queste barche-relitti distese su prati verdi circondati dalle mura di un carcere. Non solo carrette del mare da trasformare, ma beni culturali e simboli dei tempi in cui ci troviamo. Memoria collettiva. Sono arrivate fin qui grazie a un’idea di Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti e al progetto Metamorfosi, che trasforma le barche in strumenti musicali e i detenuti in falegnami-liutai. Le assi degli scafi diventano viole, violini e violoncelli che sono stati suonati da Mario Brunello e Giovanni Sollima sul palco della Scala. Se i meravigliosi Stradivari nel Seicento erano fatti di abete stagionato, questi strumenti, figli di imbarcazioni costruite oggi con pino d’Aleppo e pino d’acacia hanno magicamente un bel suono, dolce e drammatico. […]